TORINO - Una Juve da dieci. O, al limite, una Juve da nove. D’accordo: contano il collettivo, lo spirito, l’abnegazione, il sempre citato dna bianconero. Ma, poi, serve la scintilla. Per scaldare i cuori, per scardinare le difese. E, allora, la Juve che inaugura questa sera la propria stagione, nella cornice di uno Stadium esaurito in ogni ordine di posto, si affida anche e soprattutto al talento di Kenan Yildiz e al veleno di Jonathan David. Il dieci e il nove, appunto, e poco importa se non c’è totale coincidenza con i numeri impressi sulle loro schiene. Già, la vivida sensazione è che le fortune di questa squadra dipendano in una qual misura dalla definitiva consacrazione del genietto turco e dall’impatto sul calcio italiano del glaciale bomber canadese. I più attesi, in questa serata di fine estate, di fronte a quel Parma che evoca il dolce ricordo dell’analogo avvio di stagione nell’anno dello scudetto “degli invincibili”: correva il 2011, in panchina sedeva Conte e la partita con i ducali terminò con un convincente 4-1. E un convincente successo è quanto domanda alla “prima” il popolo bianconero, a cui la carica di Tudor e il conforto dei prestigiosi scalpi di Borussia e Atalanta nel pre-campionato hanno restituito entusiasmo a sufficienza per garantire quel “sold out” che, all’Allianz, è ormai regola ben più che eccezione.
Kenan al centro del villaggio e l'investitura di Tudor
Yildiz, allora, si diceva. Il volto del nuovo corso bianconero, l’immagine di una Juve che vuole tornare agli abituali fasti attraverso un progetto giovane e ricco di talento. Il turco di Ratisbona, non a caso, è sempre più al centro del villaggio. Con l’iconico numero dieci stampato sulla maglietta. Con un lauto rinnovo che deve solo essere annunciato. E, ora, anche con quei gradi di leader che, a vent’anni tondi tondi, Tudor si è affrettato ieri a riconoscergli. Inserendolo, a tutti gli effetti, nella gerarchia che sentenzierà sul capitano della squadra: Locatelli, Bremer, Yildiz, soltanto poi Thuram e Gatti. Il Mondiale per Club, ideale anello di congiunzione tra la scorsa stagione e quella che rintoccherà questa sera, ha raccontato quanto il “canterano” sia già diventato prezioso per i compagni e per il tecnico. Imprescindibile, quasi. La base di partenza è rappresentata dai 12 gol e 9 assist dell’ultima annata, mica noccioline, per quanto i freddi numeri non contribuiscano appieno a pesare l’apporto del turco di Ratisbona e per quanto metà campionato l’avesse trascorso a spolmonarsi da terzino aggiunto lì sulla corsia di sinistra.
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