Tornare così non ha davvero prezzo. Gleison Bremer ha lavorato tantissimo per riprendersi tutto quello che la sfortuna gli ha sottratto nella notte di Lipsia. Ha resistito allo sconforto, ha preso di petto un infortunio che avrebbe potuto intaccare uno stato d’animo sempre positivo e ha scelto di non piangersi addosso. Affrontando tutto con uno spirito da combattente, sì, ma soprattutto da grande professionista. Da maniaco dei dettagli. Da vincente, insomma. Basterebbe una frase della conferenza stampa post Juventus-Parma per capire la sua fame: «A 28 anni non ho ancora vinto uno scudetto. Siamo un bel gruppo, ma non abbiamo vinto molto e ora abbiamo quella voglia». Lo dice un giocatore appena tornato da quasi 11 mesi trascorsi ai box per infortunio. Parole da leader per Bremer, che contro il Parma è tornato più forte di prima. Nemmeno una sbavatura, nemmeno un errore. E soprattutto nessuna paura: ha finito la partita con un turbante alla Chiellini, giusto per far capire che ormai non teme più niente. E poi, il salvataggio su Pellegrino sullo 0-0: vale come un gol. Ma dietro la prestazione dell’Allianz Stadium c’è un mondo. Innanzitutto, un lavoro personalizzato che ha impostato da parecchio tempo: «Ora sono più attento, devo prevedere prima l’azione, capire prima dove va la palla visto che non sono ancora al 100% dal punto di vista fisico. Per questo sto lavorando con un match analyst: ho bisogno di studiare di più».
Bremer, mentalità da guerriero
Dove non arrivano le gambe, insomma, arriva lo studio. Testa e concentrazione hanno un ruolo chiave nella rinascita di Bremer, che non si è accontentato di insistere soltanto sul piano atletico. Ha fatto di più: così ha scelto di concentrarsi sulla lettura dell’azione, entrando in campo ancor più preparato sugli avversari. Un metodo che gli potrà servire anche più avanti, magari quando la carta d’identità non sarà più lusinghiera. Quando non sarà più in grado di essere dominante su tutti i palloni che passano dalle sue parti. Bremer, poi, ha speso parole al miele per tutte le persone che l’hanno aiutato nel percorso di recupero: «Vorrei ringraziare lo staff e anche il J Medical, non è stato un infortunio facile perché non è stato un semplice crociato».
Tappe bruciate e la prestazione col Parma
Ha citato, nell’ordine, quattro figure protagoniste nel cammino verso il ritorno in campo: Fabrizio Borri, Alessandro Gatta, Paolo Cavallo e Marco Freschi. Preparatori, fisioterapisti e medici che alla Juventus l’hanno aiutato giorno dopo giorno. Ascoltando le sensazioni quotidiane di Gleison, disegnando insieme il piano migliore possibile per un rientro così. Anche a costo di viaggiare con un po’ meno di gas: la previsione, del resto, era quella di farlo rientrare a giocare dall’inizio dopo la sosta per le nazionali. Ma Bremer ha bruciato le tappe, senza mollare un centimetro nemmeno durante le ferie. Adesso col match analyst ha trovato la chiave per ottenere il massimo dalle sue prestazioni, pur sapendo che a livello fisico deve ancora lavorare tanto per raggiungere il 100% della condizione. A giudicare dalla prova contro il Parma, però, il traguardo sembra piuttosto vicino.
© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus