TORINO - Dusan Vlahovic, prima della rete che ha blindato il successo contro il Parma, guadagnava 12 milioni l’anno. Aveva il contratto in scadenza a fine stagione. E, nelle gerarchie di Tudor, era scivolato alle spalle di David, come pochi mesi prima era finito dietro Kolo Muani. E dopo quel gol? Beh, non è cambiato nulla, naturalmente. Stesso stipendio, stessa scadenza, stessa considerazione. A riprova del fatto che un topolino, per quanto prezioso sia stato il gol che ha risolto alla Juve il rebus dell’inattesa inferiorità numerica, non possa spostare le montagne. Poi, per carità, quella rete, la numero 59 nella storia del serbo in bianconero, qualcosa l’ha smosso.
Vlahovic, dai fischi dei tifosi agli applausi
Perché DV9, subentrato a David nel finale di partita, era stato accolto in campo da uno scettico brusìo e da qualche fischio. Mentre se n’è andato, al triplice fischio, dopo aver fatto il pieno di applausi, complice proprio quel tocco a pochi passi da Suzuki che ha certificato la vittoria bianconera, all’esordio stagionale, davanti al pubblico di casa. E già questo non è un dettaglio, soprattutto se associato a un giocatore umorale come Vlahovic, che dal sostegno dei propri tifosi è capace di attingere linfa per le sue prestazioni. Il sigillo, in ogni caso, ha certificato la bontà della decisione societaria di “tenere dentro” tutti i cosiddetti esuberi, coinvolgendo e facendo sentire parte del gruppo anche i giocatori in odore di addio. È stato così per Douglas Luiz, per esempio, è stato così anche per Vlahovic. Risultato? Ingresso in campo di pura voglia e gol della certezza, al primo appuntamento con i tre punti.
Allegri vuole Vlahovic al Milan: serve la contropartita
Stato d’animo a parte, però, quella singola marcatura non può certo avere l’effetto di uno tsunami sullo scenario futuro della punta. Che, nei piani della Continassa, resta comunque in uscita, a patto che si configuri il giusto incastro nel corso di quest’ultima settimana di mercato. Gli occhi, in tal senso, sono tutti puntati sul Milan, che ha appena scritturato Harder dopo aver scaricato Boniface. Ma che non ha chiuso la porta a un secondo ingresso in attacco. Soprattutto se si trattasse di Vlahovic, di gran lunga la prima scelta di Allegri. Che con lui ha già lavorato, che da lui sa che cosa aspettarsi in campo. La dirigenza rossonera, certo, preferirebbe virare su un profilo meno esoso. Ma alla quadratura del cerchio, in questi giorni, si sta lavorando eccome, valutando anche l’inserimento di una contropartita nella trattativa.
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