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Boattin: "Juve mia, ti ho dato tutto. Manchi, non pensavo mai di andare via"

Non importa che ci siano uno schermo e poi un oceano di distanza. Basta soffermarsi un secondo sugli occhi di Lisa Boattin per capire il turbinio di emozioni (anche e ancora contrastanti) che, con una trattativa quasi lampo, quest’estate l’ha portata dall’altra parte del mondo. Dalla Juventus allo Houston Dush, con un contratto fino al 2027. Da quella che lei chiama ancora casa a una realtà dove ricominciare tutto da capo. Da quella squadra in cui ha giocato dal giorno uno del 2017 - e che tifa dal giorno uno della sua vita - a una realtà che definire diversa è un eufemismo. Negli occhi di Boattin si scorgono adrenalina, nostalgia, curiosità, paura, eccitazione, caos, calma. Lisa Boattin, come è stato l’impatto con la nuova realtà? «Dopo otto anni ritrovarmi con un’altra maglia e anche in un altro Paese è stato molto forte, ma sono stata accolta in un ambiente positivo e professionale dove mi sono sentita subito a mio agio».

La trattativa è stata molto veloce: che cosa l’ha convinta? «Avevo appena concluso una stagione piuttosto complicata, a livello professionale e anche extracalcistico. Per questo quando è arrivata questa proposta ho pensato che fosse l’occasione giusta. Mi sono detta: “Ho bisogno di qualcosa di nuovo”. L’opportunità di fare un’esperienza, di vita e di calcio, in un campionato come la Nwsl poi ha fatto il resto». A che cosa si sta abituando in queste prime settimane? «Intanto qui è tutto “più grande”, le distanze, gli spazi, le strade… Ecco, a Vinovo ero abituata a raggiungere il campo letteralmente in due minuti, qui vivo a 20 minuti da fare su una strada a cinque corsie che per il momento sono riuscita a “gestire” in queste tempistiche, ma forse solo perché è agosto… E poi al caldo, incredibile: me lo avevano anticipato, ma è peggio di quel che pensassi! (ride) Sto scoprendo in generale un mondo molto diverso, modi di vivere diversi, ma è esattamente quello che volevo quando ho scelto di partire».

E in campo cosa l’ha colpita? «L’altissima intensità. Si corre tanto e la richiesta è sempre il pressing alto, costante. E poi la qualità della squadra: siamo quart’ultime, ma questo è un campionato apertissimo nel quale si può davvero vincere e perdere con chiunque». Quanto manca al suo esordio? «Spero poco, non vedo l’ora di poter contribuire mettendo a disposizione la mia qualità nella gestione della palla e dei momenti della gara e portando un po’ della cultura italiana a livello difensivo». Ecco, la sua squadra difende a quattro. Sarà un po’ un ritorno al passato per lei…«Negli ultimi due anni in effetti ho sempre giocato come quinto e quindi sono felice: un po’ mi mancava».

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