“Io sono preoccupato”. Così Antonio Conte aveva scoperchiato il vaso di Pandora dopo il ko di Bologna, il quinto in stagione tra campionato e Champions, lasciando intendere che all’interno del gruppo qualcosa non stesse funzionando. Parole chiare, dirette, pesanti, pronunciate davanti alle telecamere e poi ribadite in conferenza stampa, come spesso accade quando il tecnico decide di assumersi la responsabilità di un confronto pubblico. A quella uscita così forte aveva fatto seguito una settimana di permesso trascorsa a Torino, lontano da Castelvolturno, utile per staccare ma anche per riflettere. Il rientro, avvenuto il lunedì successivo, è stato immediatamente il preludio a un confronto con i giocatori rimasti in sede e non impegnati con le nazionali. L’attesa del ritorno di tutta la rosa ha soltanto amplificato l’importanza del momento. Nei giorni seguenti, infatti, tanto si è discusso sul rapporto tra Conte e il Napoli, al punto che il tecnico ha scelto di non parlare nella conferenza pre-Atalanta. Come comunicato dal club, parlerà soltanto dopo la partita e nel media day prima della sfida di Champions contro il Qarabag.
Un confronto necessario nello spogliatoio
Il condottiero azzurro, nella giornata di giovedì, ha voluto affrontare la squadra nella sala video di Castelvolturno. Un incontro definito interno ma molto significativo, dai toni decisi ma corretti, in cui Conte, i veterani e l’intero gruppo hanno avuto modo di esprimersi senza filtri. L’allenatore ha ribadito “ciò che non gli è piaciuto e non si dovrà ripetere” nelle prossime partite, a cominciare da quella contro l’Atalanta allo stadio Maradona. L’eco della frase “È la quinta sconfitta che subiamo da inizio anno, significa che c'è da fare delle riflessioni, che in realtà avevamo già fatto” ha accompagnato tutta la riunione, sottolineando l’urgenza di un cambio di passo. Le riflessioni, già avviate internamente, sono state esposte a tutto il gruppo, compresi gli infortunati, coinvolti per rafforzare il senso di responsabilità collettiva. Conte ha insistito su quanto detto post Bologna, ovvero: “Noi dobbiamo pensare di affrontare seriamente alcune situazioni e possibilmente risolverle”, indicando chiaramente la direzione da intraprendere. Il ritorno a Napoli dopo una settimana di stacco è sembrato il momento ideale per tentare di riaccendere quella scintilla che l’allenatore ritiene fondamentale. Il tutto, con la consueta franchezza che contraddistingue Conte e che spesso diventa leva psicologica nei momenti più complessi.
La richiesta di una reazione immediata
La frase più forte, quella destinata a rimanere come manifesto del momento, è stata pronunciata senza filtri: “Io non voglio accompagnare i morti...”. Una sentenza dura, ma che rispecchia perfettamente il carattere del tecnico e il suo modo di motivare la squadra nelle fasi più delicate. Proprio per questo, la sfida contro l’Atalanta viene vista come un crocevia fondamentale, un banco di prova in cui servirà una risposta chiara da parte dei giocatori. L’obiettivo è quello di “tornare in carreggiata”, per dirla alla Conte, cancellando gli errori delle ultime settimane e riprendendo un percorso che finora è stato troppo altalenante. L’ambiente si aspetta una reazione non solo tecnica, ma soprattutto mentale, quella maturità che il tecnico ha più volte invocato sin dal suo arrivo. Le sue parole e il confronto interno sono stati pensati per riportare competitività, compattezza e soprattutto responsabilità individuale e collettiva. Ora toccherà alla squadra dimostrare che il messaggio è stato recepito. Il Maradona, domani, sarà il primo giudice. Conte, da parte sua, spera che il gruppo risponda come lui pretende: da squadra viva, presente, affamata. E che quelle riflessioni tanto discusse abbiano finalmente messo radici.
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