Corri Napoli. Come se i ritmi del campionato più tattico d’Europa fossero quelli della Premier League, come se in quei novanta minuti si disputasse una maratona anziché una partita di calcio. «Amma faticà», era stato il mantra con il quale Antonio Conte, un’estate fa, s’era presentato al teatro di Corte di Palazzo Reale, prima di cucire sul petto dei suoi uomini un tricolore storico. Lo slogan scudetto pronunciato in un contesto nobiliare ma con un’intenzione proletaria: un mix che più vincente non si può. Nei giorni dei ragionamenti sui 16 infortuni che hanno fatto scagliare il presidente De Laurentiis contro le nazionali al grido di «così non si può più andare avanti», emerge il dato che smentisce il sentire comune: gli infortuni sembrano non dipendere dalla preparazione. Dopotutto, se il problema fosse a Castel Volturno gli azzurri non correrebbero così tanto. Il Napoli è infatti la squadra che in assoluto ha percorso il maggior numero di chilometri dell’intera Serie A, con una media 119,67 km a partita. Di Lorenzo e compagni non hanno rivali nel conteggio metrico: sono da record nel macinare il campo in lungo e in largo. La Juve, seconda in questa graduatoria, con il suo atletismo ne copre in media 118,54, uno in meno per ciascuna gara. A completare il podio c’è la sorpresa Cremonese, che rispetto ai campioni in carica ha duemila metri in meno sulle gambe.
Il Napoli va di corsa
Al netto di tutte le cose che si sono dette sulla preparazione atletica, sul turnover, sulla prevenzione degli infortuni, sulla distribuzione dei carichi di lavoro e sui percorsi di recupero, la statistica della Lega Serie A che il Corriere dello Sport-Stadio ha potuto visionare fotografa una tendenza evidente. Solitamente corre chi sta bene e le gambe del Napoli girano a meraviglia, al Maradona e in ogni altro stadio d’Italia. Anche se poi, osservando questa classifica e confrontandola con quella del campionato, emerge come nella gestione delle energie altri si facciano preferire. La Roma prima in A, ad esempio, sta brillando proprio nella capacità di ottimizzare le risorse fisiche sfoggiando una condizione invidiabile pur percorrendo in media “solo” 111,75 km a match, 8 in meno del Napoli. I giallorossi - incredibile ma vero - sono ultimi per chilometri percorsi. Gli atleti di Gasp hanno raggiunto il picco nella sfida contro l’Inter del 18 ottobre con 118 km percorsi, una partita in cui hanno concluso 15 volte senza fare gol. Al contrario, il match in cui la Roma ha corso di meno è stato quello contro il Verona (99 km), vinto 2-0. Il Napoli, per completare il paragone, non è mai andato sotto i 115 km, misura toccata in due occasioni, al debutto contro il Sassuolo (quando il caldo frenava i muscoli) e in occasione del ko in casa del Milan. I ragazzi di Conte hanno raggiunto punte di 127 km (Torino-Napoli 1-0) e 120 (nei successi con Lecce, Pisa e Cagliari).
La maledizione
Questi dati, in chiave Napoli, trovano un naturale abbinamento a quelli relativi alla corsa con il pallone tra i piedi: i campioni d’Italia in quel caso sono secondi con 15,7 km, dietro alla Juventus e davanti all’Atalanta. Numeri da squadra in forma, nonostante i 28,2 anni di media delle formazioni schierate rappresentino il dato più alto in A insieme ai 28,3 della Lazio. Dal 14 agosto, data del ko di Lukaku, la squadra ha vissuto una serie disgraziata di eventi negativi tra affaticamenti, lesioni, problemi muscolari e traumatici. Da Meret a Hojlund, passando per Anguissa, De Bruyne, Politano e altri: l’epidemia degli infortuni ha colpito quasi tutti i titolari. Nonostante una rosa falcidiata, il Napoli corre. Bene e tanto. E la vetta, a proposito del pessimismo denunciato da Conte, dista appena 2 punti.
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