In fondo, perché chiamarlo Zizou? D’accordo, l’amore del padre per Zinedine Zidane. E l’immancabile sogno di ogni genitore che uno dei figli prenda il mondo a pedate. Ma il primo, Maxim, è diventato istruttore di sci, c’è da chiedersi se l’unico in Belgio, il Paese più pianeggiante d’Europa. L’altro, Zizou per l’appunto, s’è inventato tennista e se pensa al calcio tifa Mechelen, non Juventus o Real Madrid, che fecero da alcova al vero Zizou calciatore, ma il non troppo famoso Yellow Red Koninklijde Voetbalclub, nella città che i francesi chiamano Malines. Ma siamo in Belgio, e dunque Mechelen (a 71 chilometri da Lommel, dove Bergs è nato 26 anni fa, nelle Fiandre), quattro titoli della massima serie belga, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa, vinte quando Zizou non era ancora nato. Così va la vita, direte voi, e così dico anch’io. I genitori a volte ci azzeccano, altre nemmeno un po’. Comincia da qui la storia dello Zizou tennista che tutto ricorda, fatti i debiti distinguo, tranne che lo Zizou calciatore, i suoi tocchi, le tranquille cavalcate in progressione, gli slalom calmi e beffardi. Per far posto a un tennista abbastanza eccentrico, di buoni colpi e qualche trovata spettacolare, ma spesso sul filo, elettrico nei modi e nelle giocate. Imprevedibile per tutti, anche per se stesso.
Il precedente tra Cobolli e Bergs
Sarà il match tra Flavio Cobolli e Zizou Bergs al centro della sfida di**oggi (ore 16) con il Belgio**, semifinale bolognese di Coppa Davis. Forse quella decisiva. I due si conoscono, e ognuno ha lasciato sull’altro il segno di almeno un ceffone. Cobolli vinse agli US Open, in quattro set, soffocando con il suo tennis di corsa le velleità del belga. Bergs si prese invece il match di Davis, proprio a Casalecchio sul Reno. Ma era il primo di Flavio in Coppa, che partì bene e precipitò nel terzo, per riprendersi poi con bello spirito nel match successivo, contro l’olandese Griekspoor, uno che non si batte se non sei forte abbastanza per farlo. Match della stagione 2024, la prima e ultima finora che abbia visto di fronte i due, diventati nel frattempo i numeri uno delle rispettive nazionali. "Zizou è un brutto cliente, uno di quelli che non sai mai come prenderlo", ragiona Cobbo, parecchio su di giri. "Ma tutto il Belgio è forte, e anche Raphael Collignon ha fatto passi avanti importanti. Io quando avverto la pressione, mi sento meglio, mi viene la voglia di giocare. Ogni partita però è diversa, occorrerà tutta la nostra energia per arrivare in finale. E con la nostra, anche quella del pubblico".
Berrettini, occhio a Collignon
Come si vede, c’è un messaggio per Berrettini: attento a Collignon. Un ventitreenne di un metro e 91 che ha impiegato un po’ a uscire dalla zona Challenger, e ora ha trovato un posto di rispetto nella classifica Atp, dove si è installato al numero 86 (73 il best ranking). Non si sono mai trovati di fronte, ma i risultati in Coppa del belga (quest’anno ha battuto in Australia Vukic e De Minaur) dicono che non sarà un avversario da sottovalutare. Nel caso dovesse servire, il doppio offre una chance in più agli azzurri. Vliegen e Gille, ultratrentenni, appaiono un po’ in calo, mentre Bolelli (che di anni ne ha 40) e Vavassori vengono da una bella semifinale alle Atp Finals di Torino. Zizou Bergs, quest’anno, dopo Wimbledon, ha inviato una lettera al sito dell’Atp. Per raccontare la sua storia nel tennis, la difficoltà di fare pace con se stesso, di porre a tacere gli umori negativi, e per rivelare che da dieci anni viaggia con uno psicologo al seguito, Gert-Jan De Muynck. L’incipit della lettera incuriosì molto… “Se da bambino mi avessero detto che avrei giocato a Wimbledon, ma che non mi sarei divertito nemmeno in un singolo punto, non ci avrei mai creduto”. Ora quella fase è superata. “Mi sono reso conto che nel tennis non esistono super eroi”, ha scritto. O forse sì, almeno due. Ma per sua fortuna non sono venuti a Bologna.
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