TORINO - La tentazione è forte, il ragionamento è affilato. In mezzo, ecco, la voglia di prendersi un rischio giusto e non un azzardo insensato, che poi è sempre camminare sul filo del rasoio: basta una sbandata, spesso del destino, e ci si ritrova caduti e quasi sempre inermi. Ma nei ragionamenti di Spalletti la possibilità che Vlahovic giochi dal primo minuto al Franchi è molto viva. Anzi: vivissima. Il serbo è la prima scelta per il suo attacco, o almeno il pensiero con cui ha cullato la notte del suo ritorno a Firenze.
La sfida da ex
Una città che conosce bene, dove ha vissuto, investito, coltivato vita. E dove arriva da allenatore della Juventus, non esattamente il ruolo ideale se si vuole strappare applausi. Tant'è: gli obiettivi sono ben altri, e li ha raccontati tutti nella conferenza stampa di presentazione del match del Franchi, in cui vuole vedere quei passi in avanti apparentemente prodotti negli ultimi allenamenti. Sono questi: giropalla veloce, idee pulite, guizzi e "fucilate nella notte" che potrebbero arrivare un po' ovunque, ma soprattutto tra i piedi di Yildiz e Cambiaso, chiamati al salto di qualità che poi sarebbe quello dell'intera squadra, per cui tanto c'è da fare e ancor di più da provare.
Il modulo a Firenze
Non sarà una Juve da difesa a 4, a Firenze. Lucio non si fida ancora e per poco ci ha lavorato, giusto qualche tentativo e privo comunque di Rugani e Bremer, due giocatori che aiuteranno, come lo faranno i rientrati Cabal e Kelly, quantomeno tra i convocati. In mezzo al campo, la regia di Miretti ha insidiato quella di Locatelli, ma non dovrebbero esserci scossoni, così come paiono confermati Thuram e lo stesso McKennie, che pure potrebbe agire sulla zolla parallela di Yildiz, nel 3-4-2-1 (formale) che ritorna. Almeno per il momento.
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