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Fiorentina, la Juve per risorgere. Kean guida l’attacco: le scelte di Vanoli

FIRENZE - «Da questa situazione si esce solo da squadra, abbandoniamo l’io e cerchiamo il noi». Il mantra di Paolo Vanoli ripetuto quasi fino all’ossesso in questi giorni di lavoro e di avvicinamento alla sfida con la Juventus. La ‘Partita’ come l’ha definita il neo allenatore viola che l’ha vissuta da giocatore della Fiorentina e ora si appresta a viverla guidandola dalla panchina al debutto al Franchi. A suo tempo ne assaporò l’adrenalina, il clima d’attesa, in stile derby come è stato per lui un anno fa da timoniere del Torino. Adesso il sentimento che prevale tra i tifosi viola è quello della delusione per la partenza falsa (eufemismo) della squadra in campionato, della preoccupazione per l’ultimo posto in classifica, della rabbia covata a lungo poi esplosa dopo la sconfitta interna con il Lecce, della protesta dei club della Fiesole (allo stadio tutti in corteo col motorino) per il divieto della questura di fargli allestire oggi l’ennesima iconica coreografia.

La carica viola

Eppure, al netto della capienza ridotta per i lavori, lo stadio s’annuncia esaurito, oltre 22.000 spettatori, più di Fiorentina-Juventus della stagione passata che terminò 3-0 per Kean & c. Era il 16 marzo, pare una vita fa vista la crisi che attanaglia la Fiorentina attuale. «Da questa situazione si esce da squadra» ripete Vanoli. Tutto vero. Ma le fortune della squadra dipendono anche dai singoli, dai giocatori più rappresentativi, più dotati, più esperti. E allora mai come stavolta la Fiorentina dovrà ripartire da David De Gea, da Moise Kean, da Albert Gudmundsson. Il primo ha vinto tutto con il Manchester United, è stato ed è ancora oggi uno dei portieri più forti della sua generazione e non solo. Eppure adesso è quello più trafitto di tutta la Serie A, 18 reti in 11 partite, 10 in 5 gare al Franchi, peggior rendimento casalingo dell’intero campionato: tutto questo, sommato all’ultimo posto, non può inebriarlo di gioia.

Le scelte di Vanoli

Per iniziare a far punti con continuità la Fiorentina deve puntellare la fase difensiva e rendere più concreto e incisivo l’attacco e più efficace il supporto del centrocampo. A Vanoli servono insomma le reti di Kean al rientro dopo la botta alla tibia - un anno fa in campionato, di questi tempi, era già a quota 5 - e le giocate con gol di Gudmundsson che in carriera ha segnato tre volte alla Juve e mai ha perso nei 5 confronti disputati (due vittorie e tre pareggi). Salvo imprevisti sarà questa la coppia titolare che proverà a sfondare il muro bianconero. In difesa vanno verso la conferma Pongracic, Marì e Ranieri, in mediana gli ex Nicolussi Caviglia e Mandragora con Sohm in vantaggio sull’altro ex Fagioli, a destra Dodo, a sinistra - in assenza di Gosens - Parisi o Fortini: Vanoli deciderà all’ultimo. Ma al di là di chi scenderà in campo contro la Signora, subito o a gara in corso, l’atteggiamento dovrà essere univoco intima il tecnico: da squadra feroce, unita, umile, attenta a coprire, pronta per colpire, decisa a risalire.

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