Perché la Juve sì e il Napoli no? Una risposta coerente a questa domanda potrebbe demarcare la linea di confine fra giustizia e ingiustizia sportiva. Il silenzio, anche di fronte a un rinvio a giudizio per falso in bilancio, è una dolorosa conferma della disparità di trattamento subita dalla Juventus. La decisione del Gup del Tribunale di Roma porterà il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis e l’amministratore delegato, Andrea Chiavelli, a rispondere delle presunte plusvalenze fittizie originate dagli affari Manolas-Diawara con la Roma e Osimhen con il Lille. Non sappiamo cosa deciderà il giudice, ma sarà molto curioso vedere la giustizia ordinaria alle prese con le plusvalenze dopo la condanna della Juventus da parte della giustizia sportiva. Perché, finora, i tribunali dello Stato si sono sempre arresi di fronte all’impossibilità di giudicare in modo oggettivo il valore di un calciatore in sede di mercato e questo, piaccia o non piaccia, non ha mai portato a una condanna negli ultimi venticinque anni, durante i quali, periodicamente, la questione finiva sotto la lente delle due giustizie. L’eccezione è stato il caso della Juventus, la cui punizione è costata la decapitazione della dirigenza, un danno economico di oltre cento milioni e conseguenze ancora più gravi per la difficoltà nel rimettere insieme i cocci di una società che aveva costruito un irripetibile ciclo vincente.
Carte acquisite ma tutto tace
E Giuseppe Chiné, il procuratore federale che aveva seguito con estrema solerzia l’indagine della Procura di Torino sui conti della Juventus, ci aveva spiegato, a margine di un convegno, il perché. " La risposta è banale: la Juventus ha avuto un’indagine della Procura di Torino, per bravura o fortuna di quei magistrati, con intercettazioni e sequestri, così è riuscita all’acquisizione di documenti che nessuna altra procura è riuscita ad acquisire su questi scambi di giocatori. C’erano dei documenti contro la Juventus, in virtù della bravura dei magistrati di Torino, che io non l’avevo nei confronti delle altre società. Ci sono ancora indagini, al momento qualche procura ha archiviato, qualcuna sta ancora indagando... Se dovessi ricevere degli elementi come ha avuto la Juventus potrei riaprire il processo anche nei confronti di altre società." Nessun processo è stato riaperto. Eppure il tribunale di Roma ritiene di avere elementi sufficienti a istruirlo, un processo (e penale per giunta) sul Napoli. I magistrati romani sono meno bravi di quelli di Torino agli occhi di Chiné? Non lo hanno convinto con la loro indagine? Eppure le carte sono state acquisite e tutto è taciuto.
Stessa fattispecie, trattamento diverso
Eppure in quelle carte ci sono delle "intercettazioni", non telefoniche, ma di messaggi e email, nelle quali i dirigenti del Napoli e quelli del Lille orchestrano il sovrapprezzo di Osimhen in modo piuttosto palese, ma soprattutto non sono sembrate troppo diverse da quelle lette nelle carte della Juventus, con battute e ammissioni che, nel caso del processo ai dirigenti bianconeri, sono diventate altrettanti pistole fumanti, nel caso del Napoli non hanno suscitato alcunché nel procuratore federale. Con le carte complete e seguendo il procedimento del Napoli a Roma scopriremo qualcosa di più, ma la vicenda Osimhen era piuttosto chiara da quando i giocatori del Napoli, coinvolti nello scambio, avevano dichiarato più volte alla stampa di non aver mai messo piede a Lille, di non aver sostenuto le visite mediche e, insomma, di essere l’oggetto di una valutazione fittizia. Giocatori che, dopo le loro dichiarazioni pubbliche, potevano essere ascoltati da Chiné. E, anche in questo caso, niente. Intendiamoci, non siamo e non saremo mai, né manettari, né giustizialisti. Non è la condanna del Napoli che ci interessa, ma la disparità di trattamento di fronte a una fattispecie identica. Un problema che la Juventus e i suoi tifosi conoscono bene, visto che hanno assistito alla retrocessione del club in Serie B a fronte di violazioni che sono state riconosciute dallo stesso procuratore federale che le aveva imputate alla Juventus (Stefano Palazzi) anche a un altro club, cui fu assegnato lo scudetto.
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