INVIATO A BODO - Non è una fucilata nella notte, non stavolta. È l’uomo che mette fi ne alla tempesta. Lo sa persino il cielo: dal momento in cui viene inserito in campo al posto di Adzic smette di nevicare. Torna il sereno, si rimettono le cose a posto, tutto diventa più chiaro. Kenan Yildiz è l’uomo che a fine gennaio verrà celebrato per aver permesso alla Juve di proseguire l’avventura in Champions League. Nella serata più complicata di tutte, anche per la piega che stava prendendo la partita. Il Bodo Glimt stava diventando il cimitero europeo dei bianconeri, dopo un primo tempo tremendo. Affidato alle sole folate di Conceiçao. A Yildiz serviva un momento per riflettere, per capire l’importanza del suo ruolo in questa squadra. Per toccare con mano il proprio valore. Enorme. Perché nei tre gol che la Juve confeziona in Norvegia lui c’è sempre. Quando serve a Openda il pallone più facile del mondo. Quando avvia l’azione che consente a Miretti di spedire un pallone d’oro per la testa di McKennie. E poi quando da fenomeno costruisce da solo il 3-2, una giocata celestiale che esalta lui, salva la squadra e rilancia Jonathan David, beneficiario dello splendore tecnico di Yildiz.
Con Yildiz è un'altra Juve
Imprendibile. Inarrestabile. Al settore ospite, infuriato nel primo tempo ma caldissimo nella ripresa, ha ricordato un’altra Juve. Ha aumentato la nostalgia del passato, ha lasciato un segno che può contribuire a migliorare pure il futuro. Kenan è un leader. Luciano Spalletti ha saputo gestirlo benissimo: un tempo di riposo per poi regalargli il mantello da salvatore della patria. Lui lo indossa con la consueta eleganza e decide che è ora di cambiare tutto. Di far sì che la Juve torni Juve, almeno per una notte, la più gelida ma anche la più importante del cammino europeo. Aveva bisogno di una serata da eroe. Anche perché, proprio a Spalletti, doveva un contributo determinante. Quando si presenta davanti ai microfoni di Sky Sport, al fischio finale, non è raggiante. È semplicemente sollevato. Serio e timido, ma consapevole di aver salvato baracche e burattini: «Il mister mi ha detto che non avrei giocato poco prima della partita. Non lo sapevo. Quando sono entrato volevo solo fare bene. Non penso a fare i gol o gli assist, ma ad aiutare la squadra a vincere. Peccato per l’assist sul gol annullato a Miretti: era la miglior giocata della mia partita. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Fabio poi se lo meritava perché ha fatto una gran partita».
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