Come il prezzemolo. E tutti gli allenatori passati dalla Juventus ringraziano: da Andrea Pirlo a Luciano Spalletti è cambiato tutto, ma non lui. Weston McKennie, oggi l'uomo con più presenze in Champions League nella rosa della Juve: 38 per la precisione, dopo la vittoria contro il Bodo Glimt. Passano gli allenatori, ma lo statunitense è sempre di tendenza. Ha caratteristiche da atleta americano: è uno che sa adattarsi, a schemi, moduli e persone. Un vero e proprio trasformista del centrocampo, in Norvegia impiegato come esterno destro a tutta fascia. Con licenza di agire dentro al campo, creando densità in mezzo. Cercando di colmare il vuoto che Spalletti più di tutto temeva, persino più della tempesta di neve e del sintetico. McKennie, quando lascia l'Aspmyra Stadion, è ancora infreddolito. Ma molto felice. E svela quanto Lucio sia riuscito a incidere nell'intervallo: «Spalletti è un bravo allenatore, ci sta dando tantissimo. Mi piace giocare con lui. Cosa ci ha detto dopo il primo tempo? Che non potevamo sbagliare passaggi facili e che non esistono scuse, noi siamo la Juve. Ci dobbiamo sempre credere. Ma lo scudetto oggi è troppo distante: ragioniamo partita per partita, sapendo di essere molto forti».
"Speriamo sia la vittoria della svolta"
Presa di coscienza importante sul valore del collettivo, ma anche un modo per fare da parafulmine per i più giovani. McKennie, decisivo col 2-1 di testa, ha già preso tante porte in faccia in Champions League. E avverte: «Dobbiamo ancora migliorare, per noi è importante analizzare tutto. Ma contro il Bodo ci serviva la vittoria. Ci abbiamo messo un grande spirito, adesso speriamo che questo successo ci aiuti a ripeterci in Champions League, ma anche in campionato». La Norvegia può cambiare la stagione della Juve. Sebbene McKennie eviti di rifugiarsi in facili proclami: «Speriamo che sia la vittoria della svolta, a noi non piace vivere momenti di sofferenza dentro la partita. Vogliamo vincere sempre con più gol di scarto, ma sappiamo che è difficile, anche se siamo la Juve. Dopo tanti pareggi ci voleva una serata così, fino all'ultimo secondo dovevamo stringere i denti e stare sul pezzo».
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