Si è fermato a sei presenze dalle trecento tonde. Ma nel suo ricchissimo palmarés, tra cui tre scudetti e una Coppa dei Campioni, conserva un trofeo ancor più grande: ovunque vada, **Massimo Bonini** è uno dei giocatori più amati e osannati. Accade anche a Torino, dov’è tornato nelle ultime ore come rappresentante del “Decennio d’Oro”, docufilm di Angelo Bozzolini, proiettato al Cinema Romano. Si parla della [**Juventus**](https://www.tuttosport.com/squadra/calcio/juventus/t128) dal 1975 al 1985. Delle gioie più sfrenate e delle sconfitte più brucianti. Dei dolori e delle soddisfazioni.
Ecco, Bonini ne ha avute tante, ma è stato lui in primis a strapparsele. Nessun regalo, nemmeno un metro risparmiato: non a caso veniva definito da tutti come il “Maratoneta”, nelle sue prestazioni c’era la corsa e c’era ancor di più l’abnegazione con cui permetteva a giocatori ben più tecnici di lui - Platini su tutti - di poter prendere metri, di poter arrivare al tiro. E allora al gol. Per questo alla vittoria. A pensarci, quant’è difficile oggi trovare un alter ego di Bonini. E quanto sarebbe determinante averne uno per **Spalletti**: personalità e disciplina al potere. Per avere finalmente l’ago della bilancia, con migliaia di chilometri a stagione.
**Massimo Bonini, quant’è importante oggi ricordare la storia della Juventus? Considerando soprattutto quanto zoppichi il presente.** _«Ho avuto la fortuna di giocare in una Juventus stellare. E una Juventus in cui c’erano tanti italiani, con qualche straniero fortissimo. Ora il calcio è cambiato»._ **E com’è cambiato?** _«Forse, ecco, di stranieri ce ne sono troppi. O almeno così mi sembra. Ma chiarisco: è giusto che ci siano, sono fonte di insegnamento e ti danno la possibilità di migliorare. Ma in questo numero no, non si può. Vedo Juve, Inter, Milan: avranno due giocatori italiani al massimo nell’undici titolare»._
Juve, parla Bonini: com'è cambiato il calcio
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**Un problema anche per la Nazionale?** _«Sì, e pure così si spiegano gli ultimi risultati degli azzurri. Il sistema non è di grande aiuto»._ **Sulla Juve di oggi: molti dei suoi vecchi compagni concordano sulla mancanza di personalità.** _«In effetti può essere un discorso di personalità. Ma penso che un giocatore debba essere messo nelle condizioni di rendere al massimo, ed è responsabilità anche della società»._
**In che senso?**_«Evidentemente, quando cambi tanto in una stagione - e la Juve l’ha fatto per più anni -, diventa poi difficile riprogrammare e fare una squadra competitiva a lungo termine. Credo sia il problema più grosso in questo momento»._