Due mesi. E che mesi, per la Juve, che proprio nelle partite da qui a fine gennaio si gioca una grandissima fetta di futuro. Due, come i mesi di stop possibili: è l’ipotesi più realistica, non la più pessimistica. Luciano Spalletti sperava di non ritrovarsi a dover convivere con un’incognita grossa come una casa: l’infortunio di Dusan Vlahovic. Una bella mazzata, un inconveniente non da poco. E dire che il tecnico era stato molto cauto a Bodo: sapeva che il serbo stava affrontando un affaticamento muscolare e così ha scelto di non schierarlo neppure per l’assalto finale. Contro il Cagliari, però, un epilogo del genere era complicato da immaginare, anche perché i controlli di metà settimana al J Medical avevano escluso ogni tipo di problema muscolare. Vlahovic stava bene già da giovedì, senza scorie pregresse. Ma contro i sardi è arrivata la batosta: Dusan scatta e salta l’adduttore sinistro. E Spalletti sconsolato di fronte alle lacrime di DV9, più di frustrazione che di dolore. Con commento amaro a fine gara: “Si è stirato, ne avrà per un bel po’ di tempo”. Sensazioni brutte, confermate anche il giorno dopo il successo dell’Allianz Stadium. In problematiche fisiche di questo tipo, però, serve un giorno in più per il monitoraggio. Per capire la reale entità del problema muscolare. Un guaio che può portare Vlahovic a stare fermo (almeno) due mesi: tantissimi, in un periodo come questo. La risposta definitiva o quasi, relativamente alla migliore delle ipotesi di rientro, giungerà in giornata. Dusan si sottoporrà ad una risonanza magnetica. Solo dopo aver effettuato l’esame la Juve avrà un quadro completo. E lavorerà subito sull’exit strategy, sul modo per sopperire ad un’assenza pesantissima, soprattutto per la centralità che Vlahovic è riuscito a costruirsi dall’arrivo di Spalletti.
Chance David e Openda
Uno stiramento può costare - compresa la partita contro l’Udinese di domani in Coppa Italia - addirittura 14 gare: la Juve lo potrebbe riabbracciare per la trasferta di Parma di inizio febbraio. Ma è ancora prematuro elaborare una sentenza: ci penserà la risonanza odierna, snodo chiave per la gestione del classe 2000 da qui alla fine di mercato. Perché una defezione del genere può incidere anche su questo aspetto. Non ci può essere momento migliore - ovviamente nel contesto di un’occorrenza sfortunata, che priva la squadra di un giocatore fondamentale - per vedere all’opera il vero Jonathan David. Ancora compassato e maldestro. A tratti goffo, sì. Ma vivo. Contro il Cagliari la sua prestazione è partita con alcune sponde intelligenti, con tante giocate al servizio dei compagni. Nei piedi, ma soprattutto nella testa, tutte le paure di David si materializzano con puntualità esagerata nelle scelte finali. Timori che non l’hanno sfiorato a Bodo, in cui è stato bravo a non vanificare il capolavoro di Yildiz. Appena dietro c’è Lois Openda, anche lui in un momento simile al canadese. Pessimo il primo tempo del belga in Norvegia, ma il riscatto sul gol dell’1-1 vale una boccata d’ossigeno. È materia, è sostanza di cui Spalletti ha bisogno. Non è escluso che domani contro l’Udinese possano giocare insieme: sarebbe un esperimento, ma non così azzardato.
Yildiz falso nueve
Alla Continassa, però, può prendere piede un’altra strada: quella che porta all’utilizzo di Kenan Yildiz da falso nueve. Spalletti ci pensa e in passato ha avuto la capacità di intuire chi avesse numeri per farcela: ogni riferimento a Francesco Totti a Roma è un obbligo. Lucio ha capito che il turco dispone delle qualità per essere impiegato lì. Non dà punti di riferimento, costringe la difesa a raddoppiarlo in prima battuta e allo stesso modo darebbe a Spalletti la possibilità di valorizzare al meglio la batteria di trequartisti presenti in rosa. La prima decisione sarà presa proprio nella settimana che porta al Napoli. Ma la Coppa Italia può rivelarsi una bussola. Soprattutto nella valutazione di David e Openda: da loro ci si aspetta un sussulto. In particolare dal primo, l’osservato speciale per eccellenza ora che Vlahovic non c’è. Ovviamente, a livello psicologico, Spalletti una traccia da seguire l’ha già fornita urbi et orbi sui due colpi estivi: “Tutti hanno dei dubbi su di loro, che solo loro possono togliere. Devono avere autostima e questa faccettina di c.... per mettere a posto delle cose. Se siamo timidi gli altri se ne accorgono e ti danno gli schiaffi, perché tanto se sei timido non reagisci”. Ecco, appunto.
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