TORINO - Alla fine, passa tutto da lui. Ché si apre e si chiude coi suoi guizzi, con le sue giocate, e col Cagliari persino con i suoi gol. Tra fare e non fare, per la Juventus, molto spesso ci passa una giornata buona o pessima di Kenan Yildiz. Per fortuna di Spalletti, il turco raramente si sveglia con la luna storta, e pure quando è andato in difficoltà - del resto, soprattutto in Italia, i difensori hanno imparato a conoscerlo - ha avuto quel bel vizio di provare a riscrivere la prestazione e la partita, di raddrizzare momenti e di non appiattirsi sotto il peso delle aspettative. Vent’anni, sì. E la convinzione di poterli cavalcare, mai la presunzione di potersi nascondere dietro: non ne ha bisogno, e nemmeno tanta voglia. In fondo, è il solco dei grandi campioni, ed è il paragone più facile e pure quello più giusto considerando tempi, ruoli, numeri.
Yildiz meglio di Del Piero
Il primo? Il dieci: ce l’ha sulle spalle e rimanda a trent’anni fa, quando un giovane Del Piero era piombato sulla scena per un colpo di mercato e contro le timide aspettative si era fatto largo tra le maglie pesantissime di una Juventus colma di campioni, ricca di personalità. Già qui potrebbe disegnarsi una differenza piuttosto netta rispetto a quanto vissuto - e quanto viva - Yildiz, che all’età di chi può permettersi di essere una luce a intermittenza (purché) deve essere un faro acceso nel buio tecnico bianconero. Ecco, una responsabilità mica da poco, ma Kenan la sta però cogliendo al volo, come dovesse insaccarla sul palo opposto. Alla sua seconda, vera stagione da titolare e la prima da elemento indiscutibile, il fantasista è diventato capocannoniere della squadra con 4 reti (Vlahovic ne ha 3), ma soprattutto ha raggiunto i 20 gol con la Juventus prima che lo facesse lo stesso e indimenticato capitano: a vent’anni e 209 giorni, 134 in meno rispetto a Del Piero. Rispetto al quale aveva fatto anche meglio per reti (12 a 11) nella prima annata da protagonista, cioè la scorsa. Insomma: ha onorato padre e madre, si è messo sul percorso giusto per diventare una stella, e in più si è fatto presto appiglio nelle serate - troppe - in cui il pallone non gira e allora il suo talento diventa l’unica soluzione percorribile.
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