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Benvenuti allo Spalletti show, dalle parole ai fatti: botta e risposta con i tifosi, prime frasi cult

Benvenuti al Luciano Spalletti Show, arrivato finalmente anche a Torino. E la Juventus aveva proprio bisogno di ritrovare un allenatore così: non si tratta solo delle abilità tecnico-tattiche o dell'abilità nel trasmettere la mentalità vincente ovunque sia andato e nemmeno dell’innata capacità di ridare valore al materiale umano a disposizione. Ma Spalletti è anche un uomo di calcio capace di catalizzare gli interessi mediatici attorno a sé, proteggendo la squadra, e di intrigare la piazza - anche una come quella bianconera - con la sua destrezza dialettica e la sua mimica da consumato uomo di teatro, calcistico e non. Funziona anche come testimonial da spot, come certificato dal duetto suggestivo con Francesco Totti per un noto marchio italiano di drink.

Spalletti discute con un tifoso per difendere i suoi ragazzi

Era da un po’ che la Juventus non poteva contare in panchina su un allenatore non solo di altissimo profilo, ma anche personaggio: bisogna ritornare a Massimiliano Allegri, che ha trasferito a Milano sponda rossonera il suo repertorio di giacche lanciate in aria, slogan e faccia a faccia con gli arbitri. Dopo la calma piatta d’imperturbabili silenzi di Thiago Motta e l’asciutta spigolosità dei metodi spicci, senza fronzoli di Igor Tudor, è arrivato il ciclone Luciano. E ha già cominciato ad alzare il livello della comunicazione, ma anche dell’attenzione mediatica: l’ultimo episodio è fresco fresco, del finale di partita vinta con il Cagliari. Spalletti si gira verso la tribuna perché proprio non gli va giù che qualcuno dal pubblico - pagante per carità e rimasto comunque sempre all’interno dei limiti del civile - cominci a beccare un suo giocatore, nello specifico Jonathan David reo di aver sbagliato un passaggio e di essere fuori condizione: Luciano ha subito cercato il rapporto dialettico diretto, rispondendo “ma che cosa vo lete? Ditemi che cosa volete”. Un metodo magari poco ortodosso - perché la maggior parte degli allenatori avrebbe probabilmente fatto finta di niente - ma che tanto racconta di come Spalletti viva la partita e voglia difendere il gruppo.

Juve, con Spalletti cambia anche la dialettica

Una scena vista e rivista nel bombardamento social e che, appunto, si è già vista nell’epoca allegriana. E che ritorna con Spalletti grazie anche a una rinnovata ricerca lessicale nei messaggi inviati in conferenza o nelle interviste. Perché, per dirla prendendo in prestito le sue parole, “noi siamo le parole che usiamo, sforziamo ci di usare parole sempre nuove, ché sono quelle che non af faticano la mente”. E allora si è passati dalle aquile di mare citate al circolo polare artico in Champions alle “faccettine di c...” un’immagine, questa sì, teatrale quanto forte per aiutare chiunque a immaginarsi ciò che qualche aulico parolone non avrebbe reso con la stessa chiarezza. Dipingere senza usare le mani né pennelli, ma solo con le frasi a effetto: dal la “fucilata nella notte” di Yildiz che quando calcia “suona no le campane", alla “zeppettina” termine coniato su misura per descrivere le giocate in allenamento di Zhegrova. Spalletti in purezza, fino alla fine. Anzi, come direbbe lui, anche oltre...

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