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Ali Barat: "Curo prima l’uomo, solo dopo gli affari. La Juve è in ottime mani con Comolli”

Una carriera fulminante. Nel giro di un solo quinquennio la sua agenzia di rappresentazioni calcistiche Epic Sports Management ha raggiunto vertici altissimi, quasi impensabili andando a ritroso di un lustro. Il merito è tutto suo: Ali Barat, 45 anni, anglo-iraniano, l’impresario più rampante del pianeta. Ci racconta tutto in questa intervista esclusiva. Per la seconda volta lei ha conquistato il trofeo come miglior agente ai Golden Boy Awards. Nuovamente Golden Agent: quali sono le sue emozioni e commenti al riguardo? «Provo un grande senso di responsabilità. Un trofeo è bello per una sera, ma ciò che conta davvero è la fiducia che i giocatori, le famiglie e i club ripongono in te ogni singolo giorno. Vincere come agente più giovane nel 2023 e poi di nuovo ora, due anni dopo, mi ricorda che sta emergendo una nuova generazione di agenti e che dobbiamo puntare in alto in termini di valori e professionalità». Alcuni media l’hanno soprannominata il nuovo Raiola: concorda? «Ho un enorme rispetto per Mino Raiola e per ciò che ha fatto in questo settore. Ha cambiato il ruolo dell’agente e ha aperto porte che prima non esistevano. Quando la gente fa questo paragone, lo prendo come un complimento alla sua eredità, non a me stesso».

"Il segreto consiste in anni di preparazione"

Nell’ultima finestra di mercato ha piazzato una quindicina di giocatori per un totale di oltre 400 milioni di euro. Com’è riuscito? Qual è il suo segreto? «Nessun trucco magico. Il “segreto” consiste in anni di preparazione. Quest’estate abbiamo concluso operazioni importanti in diversi campionati di alto livello ma nessuna di queste trattative è iniziata a giugno o luglio. Sono cominciate ben prima, nel rapporto con il giocatore e la sua famiglia, nella ricerca dei club giusti, nella fiducia che abbiamo costruito con i direttori sportivi e i presidenti». C’è un regola primaria nel suo sistema? «La nostra regola è semplice: la quantità funziona solo se non si sacrifica mai la qualità. Ogni mossa deve inserirsi in un progetto di carriera a lungo termine, non solo in una finestra di mercato folle. In Epic operiamo come un ecosistema globale, Europa, Africa, Sud America, Golfo, sempre connessi e allineati attorno a una visione chiara per ogni giocatore. A livello pratico siamo molto strutturati. Pianifichiamo scenari, anticipiamo i movimenti di mercato, comunichiamo costantemente con i club. E mi circondo di un team incredibile che condivide gli stessi valori. Il vero “segreto” sono le relazioni e la fiducia, non le transazioni».

"Penso di essere un ottimo stratega"

Onestamente come si giudica? «Penso di essere un ottimo stratega e un gran lavoratore, la mia strategia è il mio punto di forza. Concentrazione e disciplina: sono molto freddo nell’eseguire il mio piano. Non mi lascio mai distrarre: molti agenti si lasciano invece “svagare” dai soldi, dalle opportunità... ». Ha definito la sua società un’agenzia boutique: ci spieghi meglio perché. «Usiamo il termine “boutique” perché abbiamo scelto la profondità piuttosto che la quantità. Non vogliamo un “roster” di 300 giocatori, ma una “rosa” in cui conosciamo ogni dettaglio della vita, della famiglia, delle ambizioni e della personalità di ciascun giocatore. Oggi Epic rappresenta un numero relativamente piccolo di giocatori, ma con un valore di mercato medio molto elevato: questa è una scelta strategica consapevole. Per me un’agenzia boutique significa lavoro su misura, non lavoro industriale. Un supporto a 360 gradi – dentro e fuori dal campo – con un “team” dedicato attorno a ogni giocatore: prestazioni, aspetti legali, fiscali, diritti d’immagine, contenuti, vita personale. Prima viene l’aspetto umano, poi il calcio e infine gli affari. Se perdiamo quest’ordine, perdiamo la nostra identità. Quindi sì, siamo in competizione con le mega-agenzie, ma con un modello diverso. Non stiamo cercando di vincere la partita dei volumi. Stiamo cercando di vincere la partita della fiducia e della qualità. Se tra dieci anni la gente dirà: “Epic ha cambiato il modo di lavorare degli agenti combinando accordi di alto livello con una reale attenzione umana”, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo».

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