TORINO - Due sconfitte di fila in campionato, proprio come a settembre, quando la panchina aveva iniziato a scottare. All’epoca erano state Atalanta e Parma a battere il Torino (con in mezzo il successo in Coppa Italia contro il Pisa), stavolta Como e Lecce. Tutto ciò che di buono era stato costruito a partire dalla trasferta in casa della Lazio è stato buttato via negli ultimi 180 minuti. Anzi, anche meno: gli ultimi venti della partita contro i lariani e i primi trenta di quella contro i salentini. Cinquanta minuti di non gioco, di paura, di distrazioni che hanno permesso al Como di dilagare e al Lecce di segnare i due gol che hanno poi deciso l’incontro. Inevitabilmente a finire sotto accusa è di nuovo Marco Baroni, l’allenatore che in estate era stato scelto per fare il salto di qualità dopo il benservito presidenziale a Paolo Vanoli, ritenuto colpevole per come ha guidato la squadra nel finale di stagione, ma anche rimproverato dallo stesso Urbano Cairo per qualche critica e dichiarazione che non era piaciuta. Dopo tredici giornate di campionato, del salto di qualità non c’è traccia e il Torino è oggi tredicesimo, molto più vicino alla zona retrocessione che alla zona Europa: più 4 dal Pisa terzultimo, meno 9 dalla Juventus settima. E a proposito di numeri ce n’è anche un altro che evidenzia il momento negativo: il 23, quello dei gol subiti in campionato. Nessun’altra squadra ne ha incassati di più.
Baroni, Cairo pensa già al post?
Dopo la sconfitta contro il Parma, Baroni era riuscito a rinsaldare la propria posizione grazie alla bella prestazione sfoderata dalla sua squadra contro la Lazio, allontanando così Daniele De Rossi e gli altri candidati alla sua eventuale sostituzione sulla panchina del Torino. In quei giorni che avevano preceduto la trasferta romana, Cairo aveva fatto più di una telefonata, contattando diversi allenatori. Tra quelli a cui aveva pensato, oltre all’attuale tecnico del Genoa, c’era anche Raffaele Palladino, che oggi è all’Atalanta, ma che comunque aveva già detto no ai granata. Oggi la rosa dei possibili sostituti di Baroni è più scarna, considerato che appunto De Rossi, Palladino, ma anche Vanoli (che a settembre era ancora sotto contratto) hanno trovato una nuova squadra. È invece ancora libero Roberto D’Aversa, altro nome che era venuto fuori nei dialoghi intercorsi tra Cairo e Vagnati. E poi anche Luca Gotti (che piace pure al Verona in caso di esonero di Zanetti), Fabio Pecchia e Alessandro Nesta. Presidente e dt si augurano comunque che Baroni riesca a trovare una cura alle amnesie che il Torino continua ad avere, a quella fragilità cronica che ha portato a numerosi blackout, sperano ancora di non essere costretti a rinnegare la scelta fatta in estate.
Toro peggio di un anno fa
Ma è evidente che, a oggi, Baroni abbia più di una responsabilità per il cammino claudicante della squadra: non è ancora riuscito a dare un’identità al suo Toro, a trovare soluzioni valide alle amnesie difensive, a trasmettergli quella mentalità che una squadra che vuole lottare per obiettivi di un certo livello, come può essere appunto la qualificazione a una coppa europea, deve avere. Lo sa anche lo stesso allenatore che, va sottolineato, non si è mai sottratto dalle proprie responsabilità, a volte anche prendendosi colpe che non ha, vedasi quelle per il rigore sbagliato da Kristjan Asllani contro il Lecce. Semmai sono l’approccio e i cambiamenti tattici fatti nella ripresa a non aver convinto. La partita contro il Milan non sarà da dentro o fuori per l’allenatore, ma è chiaro che dopo quanto visto contro Como e Lecce si attendono ora delle risposte dal Torino e dallo stesso Baroni, nonostante di fronte ci sarà la prima della classifica. Una sconfitta non sarà sinonimo d’esonero, dipenderà molto da come arriverà, ma qualche passo avanti dal punto di vista dell’atteggiamento e del gioco è richiesto. E qualche punto sarebbe anche gradito, considerato pure che alla tredicesima giornata il Torino di Vanoli, pur essendo privo da tempo di Duvan Zapata (mai sostituito l’anno scorso), aveva un punto in più rispetto a quello di Baroni. Insomma, non solo il salto di qualità non è arrivato, ma la squadra sta facendo anche leggermente peggio di un anno fa.
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