Bella e vincente. Poi, certo, la Coppa Italia allo stadio embrionale del percorso va pesata con le dovute cautele. Senza, cioè, la smania di esaltare oltremisura ogni aspetto positivo. Ma la cartolina che lascia la Juve, al pubblico dell'Allianz Stadium ancora impietrito dalla vergogna nei quarti della passata stagione contro l'Empoli, è incoraggiante. A Napoli sarà un'altra storia, sì. Ma arrivarci con questo spirito e con una palla che gira sempre meglio è una carezza allo spirito. In particolare di Luciano Spalletti, che finora aveva fatto da parafulmine anche nei passaggi a vuoto. La volontà di dominare il gioco, di costringere l'Udinese a stare in mezzo al torello, si vede nitidamente. Anche la produzione offensiva aumenta. Sulla solidità difensiva, invece, giudizio rimandato a test più probanti: Atta e Zaniolo non hanno i superpoteri e non sono in grado da soli di contagiare un gruppo di compagni qualitativamente assai inferiore. Le scelte iniziali di Lucio, comunque, si rivelano all'insegna della prudenza. Totale.
Tutto o quasi di Jonathan David
Così da non correre il rischio di staccare la spina. C'è Kenan Yildiz, per esempio: il primo tempo di Bodo ha lasciato il segno, così il guinzaglio col quale conduce la squadra resta cortissimo. E infatti l'avvio conferma le paure di Spalletti, visto che si accende solo il turco. Subito con una serpentina disinnescata da Sava all'11', poi con una conclusione da fuori dieci minuti più tardi. Koopmeiners e Miretti in mezzo al campo funzionano. La palla galoppa, il gol della Juve è dietro l'angolo. Ed è tutto o quasi di Jonathan David. Proprio il primo a dover rispondere dopo il guaio capitato a Vlahovic. Quando Koop imbuca, si accorge di essere in fuorigioco. Così lascia spazio a McKennie e attacca il primo palo da killer, costringendo il tenerissimo Palma all'autogol. Sul tabellino non ci finisce neppure al 33', quando servito da Miretti trova un corridoio minuscolo sul secondo palo sfondando la porta di Sava. Fuorigioco. Ma il canadese ha messo "la faccetta di c....", decisamente. Dietro la Juve balla una sola volta, quando Ehizibue taglia con un grissino la difesa. Pallonetto a Di Gregorio, seguito dall'offside segnalato dall'assistente: era chilometrico.
Chiude Locatelli su rigore
Tornando a Yildiz, si capisce perché Spalletti metta dentro prima lui e poi altri dieci: al 42' vince un contrasto davanti all'area Juve su Zaniolo. Da incontrista. È ovunque, anche lontano dal pollaio ha il suo perché. La maturità crescente della squadra si assaggia nella ripresa. Quando c'è da legittimare il risultato, senza affidarsi più alla resistenza e alle preghiere. Yildiz ci prova da lontano. E il gol matura a fuoco lento, figlio di un'azione che porta David ad illuminare l'inserimento di Cabal (stavolta molto bravo), pestato da Palma in versione Calimero. Fourneau, richiamato al Var, non può che assegnare il rigore trasformato da Locatelli, entrato al posto dell'infortunato Gatti, che il 2025 lo sta chiudendo con una dose di sfortuna oltre i livelli di guardia. La palla, dal 2-0 al fischio finale, resta di proprietà della Juve. Pure quando Spalletti concede minuti a Openda - entrato al posto dell'applaudito David: peccato per il 3-0 annullato nel recupero - e al tandem Joao Mario-Zhegrova, due che di campo ne hanno calpestato pochissimo finora.
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