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Spalletti e le tre mosse con cui ha rivoluzionato la Juve: tutti i retroscena

La costruzione: ora il palleggio è più veloce

Chiedeva precisione, qualità e velocità di palleggio. «Si deve sentire il rumore della palla che corre sull’erba» lo slogan lanciato all’atto di insediamento. Spalletti ha impiegato un mese, superando dubbi, incertezze e interrogativi in larga parte legati al livello, non eccelso, dei suoi centrocampisti. Il lavoro è stato mentale, non solo tecnico. Autostima, convinzione, coraggio. Sono queste le chiavi d’accesso del tecnico di Certaldo per motivare i suoi giocatori e spingerli al massimo. Le metafore, nelle scorse settimane, si sono sprecate. «Il motore c’è ma ancora non tiriamo fuori tutti i cavalli di cui disponiamo». La Juve, un po’ alla volta, sta crescendo. Tiene meglio il pallone, ne perde meno, ma non ha ancora raggiunto gli standard richiesti da Spalletti. «Ci sono rari momenti in cui davanti alla panchina mi sento tranquillo» ha raccontato nella notte post-Coppa Italia. Era successo anche e soprattutto di fronte al Cagliari. Troppi palloni riconquistati e subito persi. La Juve, in vantaggio, non riusciva a chiudere il conto. Il calcio è così, ti può castigare anche se hai concesso poco. Basta un errore, un pallone casuale e rovini il risultato. La Signora, però, sta crescendo. Ha acquistato fiducia, sicurezza. Palleggia meglio, la palla corre veloce. Ora deve aggiungere un altro step: la gestione e il controllo della partita. Una squadra matura detta i tempi, capisce i momenti, addormenta o accelera il gioco. Se Locatelli sta garantendo rendimento, contrasto, equilibrio e solidità davanti alla difesa, Miretti può essere la vera sorpresa di Spalletti. Un titolare aggiunto in corsa dopo il prestito al Genoa e l’infortunio serio che ne aveva pregiudicato l’avvio di stagione, impedendone l’utilizzo anche a Tudor. Per Lucio è un mediano, forse un regista, sa creare l’imprevisto e trovare le soluzioni. Di sicuro sta portando un tocco differente rispetto a Thuram e McKennie, veri e propri cursori, dediti a un lavoro di fatica e di inserimento. Miretti vede il gioco, lo sa cucire e interpretare. L’ideale dentro una squadra fisica e piatta, a volte in eccesso monotona.

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