C’ era una volta... proprio come nell’incipit delle fiabe, ma se parliamo della Primavera del **Toro** il rischio è che nell’ultima pagina non ci sia un lieto fine. Perché c’era una volta la Primavera più forte d’Italia, quella che vinceva scudetti e trofei vari, che sfornava futuri campioni, come **Lentini, Fuser, Cravero, Dossena, Dino Baggio, Vieri** (giusto per citarne qualcuno senza tornare ai Pulici e ai Ferrini). C’è invece ora la Primavera in crisi totale, che rischia addirittura la retrocessione nella **Serie B** delle giovanili. Sarebbe uno smacco incredibile per una società come il Torino, ma basta dare un’occhiata alla classifica per rendersi conto che questo scenario non è impossibile: dopo tredici giornate di campionato la formazione granata è penultima in classifica con appena 8 punti conquistati. A fine anno retrocederanno in Primavera 2 la 20ª e la 19ª, mentre la 18ª e la 17ª si affronteranno nei playout. Sarebbe però sbagliato pensare che la crisi della Primavera sia una parentesi di quest’anno, basti pensare che da marzo a oggi si sono alternati tre allenatori sulla panchina granata: un qualcosa del tutto anomalo nel campionato Primavera, dove gli esoneri non sono certi così frequenti come in Serie A o B (per farsi un’idea, nell’ultima stagione in Primavera 1 sono stati 4 in totale i cambi in panchina, in quella prima erano stati appena 2).
A guidare il Torino all’inizio della scorsa stagione c’era **Felice Tufano**, ma a marzo (con la squadra che anche in quel caso rischiava la retrocessione) è stato sostituito da Christian Fioratti che ha portato il Torino alla salvezza. Fioratti è stato poi confermato per l’attuale stagione, salvo poi essere esonerato da Ruggero Ludergnani a fine settembre. Al suo posto è arrivato Francesco Baldini, ma non è che l’andamento della squadra sia migliorato: in campionato continuano ad arrivare sconfitte e il Torino, martedì, è stato anche eliminato dalla Coppa Italia per mano del **Parma**. Insomma, il problema non era l’allenatore. Le cause vanno ricercate nella scelte dei giocatori (spesso pescati all’estero), ma anche in quella di aver allontanato la Primavera dai tifosi. Senza tornare troppo indietro nel tempo, ma limitandosi agli anni della presidenza **Cairo**, quando a capo del settore giovanili c’erano **Antonio Comi** prima e **Massimo Bava** poi, non serve un grande sforzo di memoria per ricordare la tribuna del Don Mosso di Venaria piena quando giocavano le squadre allenate da Antonino Asta e successivamente Moreno Longo. Neanche a dirlo, che lo stesso accadeva al Filadelfia quando giocava la Primavera di Federico Coppitelli.
Tra l’altro, pur non avendo un passato in granata, l’allenatore romano aveva immediatamente capito quanto l’atmosfera all’interno di quello stadio fosse speciale, più volte aveva anche evidenziato l’importanza di giocare al Fila e, non a caso, quando tornò nella stagione 2020/2021 con il compito, anche quella volta, di salvare dalla retrocessione un **Torino** già esiliato a **Volpiano**, spinse e ottenne di giocare al Fila la partita decisiva contro l’[Atalanta](/squadra/calcio/atalanta/t456) (partita poi vinta). Peccato che il valore dei tifosi e del Filadelfia non sia stato riconosciuto anche da **Vagnati e da Ludergnani**, peccato che i due ex dirigenti della Spal non abbiano compreso fino in fondo quanto fosse stretto il legame tra la tifoseria e la principale formazione del settore giovanile, come dimostra il fatto che per un paio di stagioni è stato preferito far giocare la Primavera addirittura in altre città del Piemonte, un anno a Biella e un altro a Vercelli, prima del ritorno in provincia, a **Orbassano**, in uno stadio in cui non è presente nemmeno la copertura della tribuna. Il risultato è che a vedere le partite di una Primavera, il cui legame con la tradizione del Toro è sempre più tenue, sono sempre meno tifosi. Occorrerebbero riflessioni serie anche per quel che riguarda il vivaio, i risultati della Primavera negli ultimi anni lo dimostrano.
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