TORINO - Sono stati giorni di messaggi, chiamate, scambi, battute - si deve pur stemperare la tensione -, dubbi e preoccupazioni. Però mai di solitudine. Dusan Vlahovic ha affrontato l’intervento di ieri con la consapevolezza ancor più forte di quanto grande e importante sia il traguardo da raggiungere, quel che c’è al di là dell’infortunio: una Juventus da accompagnare. Nel rush finale. E perciò all’obiettivo. Ha lasciato i compagni proprio quando era sembrato finalmente in grado di tenerli per mano, di reggere il peso di doverli trascinare. Peccando di generosità, forse. Di disponibilità, di sicuro. Del resto, DV9 si è fermato solamente quando il corpo l’ha costretto: poco più di mezz’ora con il Cagliari e poi le mani al cielo, quindi al volto.
Le lacrime e la consapevolezza, prima del referto: lesione di alto grado della giunzione muscolo - tendinea dell’adduttore lungo di sinistra. Che vuol dire: tanti saluti all’inverno e arrivederci in primavera. Un letargo forzato. Che per Vlahovic è stato un colpo durissimo da digerire, come da reazione immediata e come da realizzazione successiva, da smaltire tanto quanto il ko.
La Juve aspetta Vlahovic per il finale di stagione
Per questo, in particolare dai compagni, si è levato un coro di supporto nei suoi confronti. Fa più o meno così: la stagione non è finita, c’è un grande finale da affrontare e da farlo insieme. Tutti sono consapevoli che senza la punta serba sarà molto più complicato scalare la montagna del quarto posto, ma allo stesso tempo c’è la certezza - n’è ulteriore prova la classifica - di quanto i giochi saranno aperti fino alla fine, un po’ come da motto. E a questo deve aggrapparsi, Dusan. Per prendere forza, per spingere più forte, per tornare all’altezza del giocatore visto nelle ultime partite, quando per la prima volta era parso veramente imprenscindibile per questa Juventus.
In bocca al lupo a chi dovrà sostituirlo, David oppure Openda, o i due insieme, o magari Yildiz falso nove. Non sarà lo stesso. Per caratteristiche, chiaramente. E in generale per il timore che sa generare Vlahovic negli avversari. A quello si affidava tanto, invece, Luciano Spalletti, da cui DV9 ha raccolto uno dei segnali più belli, uno dei messaggi che dà più fiducia: ti aspettiamo. E ti aspettiamo per vincere, ovviamente. Il più possibile. Il massimo dell’ambizione.
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