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Radiografia di una crisi che parte da lontano

Sì, è quel periodo dell’anno. La stagione non è ancora a metà e la Juve abbandona la corsa scudetto. Stessa storia da tre anni (volendo quattro ma il campionato 2022-23 venne funestato dai colpi di clava della giustizia sportiva, quindi non conta), stesse circostanze, stessi problemi, stesse carenze di qualità, carattere ed esperienza. Tutto dannatamente uguale in un loop sempre più frustrante per un popolo abituato troppo bene, ma che sta sopportando oltre i limiti. Perché ciò che risulta più insopportabile dell’attuale situazione della Juve è l’attitudine fiacca dei giocatori, l’approccio abulico ai momenti difficili, l’incapacità di mandare segnali forti e consapevoli della responsabilità che comporta vestire quella maglia. Insomma, la Juve è moscia. È stata moscia a Napoli, dove il numero di errori dei singoli ha superato la soglia della tollerabilità, così come in tante altre occasioni da agosto a oggi e in altre innumerevoli volte nelle ultime tre stagioni. Se c’è un’indubbia questione tecnica, legata alla costruzione della rosa, che negli ultimi tre anni non è stata mai rinforzata, ma sempre leggermente indebolita, il problema di oggi è ancora più basico: manca il carattere, la voglia, lo spirito. E questo è insopportabile per i tifosi e condizioni in modo pesante anche i giudizi della critica. I tifosi della Juve sono, per storia e tradizione, molto esigenti, ma in questo momento storico, si accontenterebbero di vedere i propri giocatori combattere con maggiore determinazione. La superficialità, con cui alcuni giocatori sono scesi in campo al Maradona, ferisce i tifosi bianconeri più della sconfitta stessa.

Le dimissioni scellerate che hanno tolto esperienza

Ma perché la Juve è moscia? Tre principali motivi. Primo: mancano i giocatori di esperienza, evaporati in una serie di dismissioni scellerate (Danilo, Szczensy e Rabiot sono tre nomi che gridano vendetta) che hanno lasciato la rosa orfana di leader che - è cosa piuttosto nota nel calcio - non si fabbricano applicando una fascia sul bicipite. Nel selezionare i nuovi acquisti è stato sempre sottovalutato l’aspetto umano e caratteriale: se vanno via i più esperti, serve prendere qualcosa di simile sul mercato, magari qualche parametro zero prepensionato da una big europea. Secondo: una rosa senza esperienza e con pochissimo carattere è stata sballottata in modo sciagurato da quattro cambi di allenatore in tre anni, ottenendo così una miscela esplosiva di giocatori confusi e deresponsabilizzati, perché leggevano gli isterici cambi di panchina come l’assoluzione dai loro peccati (“È colpa dell’allenatore, non nostra”). Terza: la confusione sul progetto e sulle ambizioni ha ulteriormente shakerato lo stato psicologico della rosa a cui viene detto che vincere è l’unica cosa che conta, ma che il quarto posto è il vero obiettivo. E il fatto che dal 2022 a oggi siano cambiati i vertici dirigenziali per tre volte ha aumentato l’effetto centrifuga.

Crisi Juve: i colpevoli

Ma, quindi, chi sono i colpevoli di questa situazione? Ai tifosi viene facile incanalare la loro frustrazione in un’unica direzione. Non serve una laurea in sociologia per capire il meccanismo del capro espiatorio. Per tre anni è stato l’allenatore, oggetto di campagne social e di spaccature in seno alla tifoseria. Al quarto cambio di guida tecnica (per tacere di Montero e Brambilla, che porterebbe il numero a sei!), il popolo inizia a pensare che, forse, non è solo colpa dell’allenatore, visto che i problemi restano gli stessi, identici, con Allegri, Motta, Tudor e Spalletti. E allora? Beh, è indubbio che chi ha governato la Juve negli ultimi tre anni non ha fatto molto per migliorare la situazione e, anzi, ha commesso errori che hanno portato alla condizione attuale. Perfino la gestione Arrivabene-Cherubini, precedente al triennio, non è esente da peccati, ma può vantare grossi meriti nella costruzione di una Next Gen, poi smantellata per fare cassa nel triennio successivo, e per l’ultimo grande acquisto effettuato dal club: Gleison Bremer. Da lì in poi è stato il buio.

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