TORINO - Per poter sviscerare il ko di Napoli, occorre prima partire da un assunto inconfutabile: se la Juventus è arrivata al punto di vivere - o meglio, sopravvivere - sulle giocate di un singolo uomo (Kenan Yildiz), non è colpa di Luciano Spalletti. L’ex ct è salito in corsa a bordo di un treno che ormai da tre anni - tra frenate, ritardi e ripartenze - continua a galleggiare in una terra di mezzo indefinita e indefinibile. Un non luogo, sospeso tra Champions strappate all’ultimo respiro e cammini europei opachi, deludenti. In queste prime settimane, complice un calendario che non concede il lusso della sperimentazione, si è trovato a stringere e allentare un bullone qua e là, nella speranza di comprendere nel minor tempo possibile limiti, vizi e potenzialità del gruppo squadra bianconero, così da programmare le prime vere migliorie.
Ma a maggior ragione, proprio perché parliamo di un tecnico brillante, abituato a entrare velocemente nell’anima delle squadre, c’è una scelta che a 48 ore dal match resta difficilmente interpretabile. Non il modulo atipico e distante da quanto provato fin qui, non l’assetto del tutto privo di riferimenti offensivi. Quelli fanno parte del gioco, e anche al Maradona - in una notte cruciale, in cui la Juventus si sarebbe giocata la possibilità di ricucire la distanza con le prime della classe - possono saltare per aria. Ciò che ha fatto storcere il naso a tifosi e addetti ai lavori è stata la scelta di sostituire un Kenan Yildiz a pieno regime nei minuti clou del match.
Senza Yildiz non esiste Juve
Sia chiaro: il gol del raddoppio azzurro non ha nulla a che vedere con la sostituzione del turco. Ma perché privarsi nel finale di una partita simile dell’unica vera arma a disposizione? Dell’unico uomo capace di strappare il buio con una giocata, un cambio di passo, un’invenzione… Senza Yildiz, una volta incassato il gol del 2-1, la Juve ha perso l’illusione stessa di poter ferire il Napoli. Il tecnico, nel post partita, ha “giustificato” la scelta con uno dei tanti investimenti estivi, Lois Openda - "Al suo posto ho messo un profilo costato 45 milioni" -. Una verità a metà, che spiega sì il valore di chi è entrato, ma non quello di chi è uscito. Anche perché al suo posto, avrebbe potuto richiamare in panchina uno dei tre centrocampisti in campo (McKennie o Thuram, per intenderci) in favore del modulo con cui ha costruito i primi successi in bianconero: il 3-4-2-1. E se il tema era la gestione delle energie, l’impegno europeo con il Pafos alle porte offriva lo scenario perfetto per programmare un ipotetico turnover...
Le parole di Spalletti e il post social di Yildiz
A rendere il tutto ancor più confuso, sono state poi le dichiarazioni post partita di Spalletti sull’apporto di Yildiz: "Ha segnato e può offrirci tanto, ma se la squadra ha bisogno di quelle vampate e intuizioni, anche lui deve aumentare il contributo". Ma cosa può fare di più di così?. Ieri, Kenan - a riprova dello status tecnico e umorale che riveste oggi nello spogliatoio bianconero - ha voluto lanciare un appello ai tifosi sui propri canali social: "Non siamo riusciti a ottenere il risultato che volevamo ieri, ma stiamo lavorando duramente per migliorare: ora abbiamo bisogno del vostro supporto e vi ringraziamo per questo".
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