Fermarsi, rifiatare, ripartire. Dopo Napoli, il rientro più in furia che in fretta, la Juve almeno torna a sorridere: Gleison Bremer oggi si allena in gruppo. E lo fa 56 giorni dopo l’operazione al ginocchio, lo stesso infortunato un anno fa. Un tempo decisamente più piccolo rispetto al ko da cui ha dovuto ricominciare, però tanto è bastato a rivivere un po’ di preoccupazione, a tornare in quello stato d’incertezza da cui si era smarcato in un’estate praticamente priva di interruzioni. E allora, bentornato. E bentornato sul serio.
Perché il brasiliano non solo ritroverà la quotidianità coi compagni, ma il programma prevede pure la convocazione per la partita di domani, contro il Pafos, in cui progetta di mettere minuti nelle gambe, che saranno di più col Bologna, che a loro volta lo prepareranno al possibile ritorno da titolare. Sarà allo Stadium, il 20 dicembre, e sarà contro la Roma di Gasperini. Eh, un aiuto niente male per Spalletti, dal quale tutti si aspettano la svolta e invece lui la cerca soprattutto dai suoi giocatori, e in particolare dal centrocampo. Un passo alla volta, per il tecnico, si andrà nella direzione che ha previsto per i suoi. Purché li si faccia, purché non ci si nasconda. Condensato, è il discorso ribadito anche ieri al gruppo, a cui l’intero ambiente ha chiesto una presa di responsabilità ben oltre il vincere o meno. Semmai, ecco, si nutre di atteggiamenti, coesione, stralci di gioco e non soltanto palloni alla rinfusa pur di alzare il ritmo.
Bremer: qualità e centimetri per Spalletti
Tant’è, non sorprenderebbe affatto se l’allenatore dovesse optare per soluzioni più qualitative in Champions. Del resto, del Pafos teme la velocità d’esecuzione, lo spirito libero con cui ha affrontato la prima fase. Ha perso soltanto con il Bayern e vinto con il Villarreal, bottino che alla Juventus - ma in trasferta - è fondamentalmente sfuggito. Un’idea può essere allora l’inserimento di Miretti in mezzo al campo, magari con Locatelli di ritorno in panchina. Un’altra potrebbe essere lasciare Cambiaso più libero di venire dentro al campo e supportare la fascia con il dinamismo di McKennie, o in alternativa con la corsa di Kostic. Tentativi, insomma. Come lo sono stati quelli di Napoli, a partire dalla doppia punta mobile, piccola, comunque sempre ben difesa da Buongiorno e compagni.
Lì Lucio ha colto un dettaglio che sospettava, ma che andava ugualmente “acchiappato”, come ama dire: con il dieci a fare da nove, c’è bisogno che qualcuno capisca tempi, modi e giocate. Al momento, nel suo roster, non ce n’è. Chissà domani. E chissà se sarà Miretti. Intanto, può godersi il ritorno di Bremer. Gli darà non solo qualità e centimetri: gli riconsegnerà un leader, ciò di cui Spalletti ha più bisogno.
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