Il calcio a Cipro e l'affare David Luiz
Ci racconta il calcio a Cipro? Come viene vissuto? "Cresce molto. Adesso abbiamo tre squadre in Europa. E abbiamo diversi stranieri, su tutti diversi allenatori: hanno alzato il livello, l’hanno reso importante. Anche da noi, io sono arrivato due anni fa e il Pafos era un punto di domanda".
In che senso? "Nel senso che non aveva vinto nulla. Abbiamo aumentato il livello della squadra velocemente: era da vincere subito, ci stiamo riuscendo. Ora serve mantenere quel tipo di livello e considerazione".
Come ha fatto a convincere un giocatore come David Luiz a firmare per il Pafos? "Le garantisco che quando sono arrivato era difficile convincere qualsiasi giocatore. Figuriamoci un calciatore come David Luiz".
Un grande salto. "Toccava intanto convincerli dell’occasione a Cipro, poi al Pafos. Abbiamo una proprietà lungimirante, però. Nella loro strategia hanno cercato di convincere dirigenti di alto livello, così da attrarre dei professionisti di valore. Questi riconoscono la professionalità e il progetto. Poi qualche connessione importante con i procuratori non fa certamente male".
Qual era l’obiettivo? "Volevamo essere ambiziosi e mettere esperienza nel bagagliaio, anche per la competizione. L’idea David Luiz nasce così: serviva un giocatore importante, ma non potevamo attrarre il Vlahovic di turno. David ha dato apertura sin dall’inizio al progetto, che era molto vantaggioso dal punto di vista personale. Ho visto che l’atleta era ancora di livello: il fatto che stesse bene era la base di partenza".
Poi c’è l’effetto “fama”. " Sì, conta anche quello. Ha 24 milioni di followers. Ha un impatto all’estero enorme. Lo sa che in Brasile adesso guardano in diretta le nostre partite? Per noi è un valore aggiunto importante. E sta giocando come mi aspettavo, sta dando davvero tutto".
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