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Un miliardo per la Juventus, Elkann dice no: l’offerta di Tether sarà respinta

Non sono affari, ma affetti, quindi non è una questione di soldi. La Juventus è un bene che si tramanda in famiglia, non è un’azienda, quindi non «è in vendita», ribadiscono da casa Elkann. Anche se il club è tecnicamente una società quotata in Borsa ed Exor possiede il 65,4% del pacchetto azionario con un valore preciso, resta inestimabile quello sentimentale e inscindibile il legame per John, che tutto quello che riguarda la Juventus lo ha imparato dal nonno Gianni. In questi giorni, nei quali in vendita ci è finita “La Stampa”, un pezzo storico delle proprietà della famiglia Agnelli, si è ravvivato il gossip su “un’imminente cessione della Juventus” e, nel vociare generale, è arrivata l’offerta ufficiale depositata da Tether per acquisire le quote diExor e, successivamente, quelle sul mercato attraverso un’Opa. Un’operazione che, secondo indiscrezioni, costerebbe alla società di criptovalute un miliardo e cento milioni, di cui circa settecento destinati all’acquisizione del pacchetto in mano a Elkann.

La risposta di Elkann

Il “grazie, ma no grazie” è arrivato a stretto giro. No, non c’è da aspettare la scadenza dell’offerta, fissata da Tether per il 22 dicembre: «La Juventus non è in vendita» è il messaggio, la cui asciuttezza non lascia grossi margini di interpretazioni. Non è una questione di soldi, d’altronde. E, anche se lo fosse, tra l’altro, la valutazione appare non del tutto congrua. Sì, è vero che l’attuale capitalizzazione di Borsa si attesta intorno ai 900 milioni, tuttavia il mercato dei club ha visto valutazioni più alte per club che non hanno lo stadio e le immobilizzazioni che vantano i bianconeri (la sede, il training center, l’albergo, Vinovo, il J-Medical). La verità, però, è che la Juventus non ha prezzo per chi ne possiede l’ampia maggioranza e la controlla con il 79% dei voti. Insomma, non si tratta di un gioco al rialzo, al quale Tether potrebbe anche partecipare, vista l’immensa potenza finanziaria della società di Paolo Ardoino, leader nel settore delle criptovalute. D’altra parte, anche John non ha esattamente bisogno di soldi e, nella Juventus, ha versato nel corso degli ultimi dieci anni proprio un miliardo (lo stesso che si propone di investire Ardoino) ed è pronto a versarne un altro se necessario.

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