Anche volendo prescindere dalla volontà di Exor di rimanere al timone della Juventus, ribadita solennemente da John Elkann, nessun azionista finanziario avrebbe considerato interessante la proposta di Tether perché troppo bassa rispetto al valore del club. La piattaforma di stablecoin ha presentato al CdA di Exor un’offerta vincolante per acquistare le azioni in suo possesso, cioè il 65,4% del capitale Juventus, al prezzo di 2,66 euro per azione: il 20% in più del prezzo corrente di borsa. La proposta valuta 1,1 miliardi la totalità dei 417 milioni di azioni in cui è frazionato il capitale della Juve. Cifra che Tether dovrebbe prepararsi a pagare, nell’ipotesi puramente teorica in cui la proposta fosse accettata, poiché scatterebbe l’obbligo di OPA totalitaria.
L’acquirente dovrebbe cioè offrire lo stesso prezzo per azione a tutti gli azionisti di minoranza, per non ledere il diritto di costoro a godere delle stesse condizioni dell’azionista di controllo. Incassando per la sua quota 725 milioni, più o meno quanto sborsato per sostenere i frequenti aumenti di capitale del club, Exor dovrebbe accettare di rientrare appena dei denari investiti negli ultimi anni “regalando” in pratica tutto il valore pregresso del club a cui Elkann attribuisce un valore storico e affettivo inestimabile. Ma l’offerta di Tether è molto bassa anche astenendosi da considerazioni psicologiche. Nel calcio europeo esistono 15 club a cui il mercato assegna valore privilegiato: sei inglesi (City, United, Arsenal, Liverpool, Chelsea, Tottenham), tre spagnole (Real, Barça, Atletico), due tedesche (Bayern e Dortmund) e tre italiane (Milan, Inter e Juventus): non è solo la testa della classifica per ricavi ma per riconoscibilità internazionale. Le valutazioni di questi club si basano su storia, palmarès, numero di follower, valore del brand misurato dai contratti con gli sponsor, proprietà dello stadio e altre metriche.
I prezzi di acquisizione sono in crescita da anni, come il volume di ricavi aggregati che il calcio europeo produce perché in tutti i settori economici chi detiene una posizione di vantaggio competitivo tende a conservare o accrescere la propria quota di mercato. Per valutare i club calcistici, la prassi finanziaria utilizza un multiplo dei ricavi: discutibile, come tutti i metodi di valutazione delle aziende, ma il mercato finanziario è pigro e tende a semplificare, anziché perdersi in elucubrazioni sofisticate. Anche i multipli sono cresciuti negli anni e le operazioni più recenti hanno prezzato i top club 5-6 volte i ricavi, vedi per esempio la recente acquisizione dell’Atletico Madrid da parte di Apollo Sport Capital. Per i club di Premier, si giustifica un multiplo più alto perché il bacino in cui competono è assai più stabile e remunerativo e perché i club inglesi godono del dividendo virtuale della lega calcistica più ricca al mondo, un’azienda collettiva di straordinario successo.
Applicando un multiplo x5/x6 ai 420 milioni di ricavi operativi (cioè al netto delle plusvalenze) dell’ultimo bilancio Juventus, otteniamo 2,1-2,6 miliardi di valore d’impresa, cioè per il complesso degli asset aziendali. Sottraendo 280 milioni di debiti finanziari, atterriamo nel range 1,8-2,3 molto lontano dall’1,1 di Tether. Ma si può andare anche molto oltre. La capitalizzazione di Borsa (attualmente 944 milioni) è irrilevante perché si basa su un flottante (cioè le azioni scambiate dal pubblico) largamente minoritario mentre il pacchetto in mano a Exor incorpora un premio di maggioranza inespresso in Borsa. La Juventus non è in vendita e l’azionista di maggioranza non ha necessità di uscire ma se Tether vuole indurlo in tentazione, deve fare assai meglio di una valutazione scolastica basata sui prezzi di listino.
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